Da pochi giorni si è concluso il Vinitaly, uno degli eventi più prestigiosi per il mondo del vino, dove la tradizione italiana si è incontrata con le più recenti innovazioni. Anche se gli italiani, da sempre puristi del vino, sono legati ai metodi di produzione classici, qualcosa di interessante si sta muovendo nell’ambito della produzione di vini analcolici.
Se in passato queste bevande erano considerate ‘sostituti indegni’ del vino, oggi il panorama è molto diverso. Non si tratta più di banali succhi d’uva, ma di vere e proprie creazioni enologiche, con una struttura complessa e ricca. E questo accade grazie alla distillazione sottovuoto.

Il processo sfrutta il vuoto per rimuovere l’alcol a temperature molto basse e permette di preservare gli aromi e i sapori che caratterizzano il vino, senza alterarne le caratteristiche organolettiche. Il risultato è un vino che mantiene intatta la qualità e la finezza del prodotto originale, ma con un contenuto di alcol ridotto o nullo. Un aspetto che sta attirando l’attenzione soprattutto di chi, per motivi di salute o per scelte personali, non può consumare alcol, ma non vuole rinunciare al piacere di un buon bicchiere.
Il vuoto si conferma un alleato fondamentale per i produttori di vino che desiderano ampliare la loro offerta, rispondendo così alla crescente domanda di bevande analcoliche, senza rinunciare alla qualità. Certo, da buoni italiani, non possiamo fare a meno di sottolineare che il nostro cuore (e il nostro bicchiere) restano saldamente legati alla tradizione. Se possiamo scegliere, meglio un solo bicchiere, ma di un buon rosso DOC! 😊
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