La recente notizia dell’inserimento della Cucina Italiana nel patrimonio immateriale dell’Unesco è un riconoscimento che va ben oltre la semplice celebrazione delle ricette. È la certificazione mondiale di un rito sociale, di un modo di intendere la convivialità che, in Italia, permea ogni aspetto della vita. Anche quella lavorativa.
Spesso le intese più solide non si siglano nelle sale riunioni, ma davanti a un buon piatto, dove le barriere formali cadono e lasciano spazio alle persone e alle idee.
In Vuototecnica, questa filosofia è parte integrante della storia aziendale tanto quanto l’ingegneria del vuoto. Scorrendo l’album dei ricordi di questi cinquant’anni, è impossibile non pensare alle decine di delegazioni di distributori, partner italiani e amici esteri che sono passati da Beverate di Brivio.


Giornate intense, spese tra progetti, calcoli e test. Ma è quasi sempre il cibo a cementare il rapporto. È nei pasti condivisi dopo il lavoro, immersi nei sapori di una cucina oggi patrimonio dell’umanità, che la collaborazione tecnica si trasforma in alleanza duratura.
La tavola italiana ha il potere unico di scaldare i cuori e, sorprendentemente, di alimentare la creatività. Non si contano le intuizioni applicative o le soluzioni a problemi complessi emerse proprio durante un momento di relax conviviale, tra un brindisi e una discussione appassionata.
Questo riconoscimento Unesco è quindi l’occasione per rinnovare l’invito a chi ancora non ha visitato la sede Vuototecnica e a chi progetta di tornare, per attraversare le ultime frontiere della tecnologia del vuoto, ma anche per provare l’esperienza di ospitalità che rende il lavorare in Italia – e con l’Italia – un piacere unico al mondo.
La tecnologia corre veloce, ma le grandi collaborazioni hanno bisogno di tempo, cura e, perché no, di un’ottima tavola attorno alla quale crescere insieme.








































